L’haggis è un insaccato tradizionale scozzese composto da ingredienti che un tempo rappresentavano l’essenza della cucina povera: frattaglie di agnello (cuore, fegato e polmoni), cipolla, grasso di rognone, farina d’avena, spezie e sale. Questo mix viene tradizionalmente avvolto e cotto nello stomaco di una pecora, creando un involucro naturale per il ripieno.
Il risultato è un piatto dal sapore ricco e intenso, con una consistenza compatta ma sbriciolabile. Il gusto dell’haggis è decisamente particolare: terroso, speziato, con note di pepe e noce moscata che bilanciano la ricchezza delle frattaglie e la consistenza granulosa data dalla farina d’avena.
L’haggis autentico dovrebbe avere un sapore complesso ma armonioso, dove nessun ingrediente predomina sugli altri, e una consistenza che si sbriciola delicatamente sotto la forchetta.
Quando visiterete la Scozia, vi invitiamo a superare eventuali pregiudizi e ad assaggiare questo piatto iconico nelle sue diverse forme.
Le origini dell’haggis sono avvolte nella nebbia della storia, con diverse teorie che si contendono la verità sulla nascita di questo piatto emblematico.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’haggis probabilmente non è un’invenzione esclusivamente scozzese. Piatti simili esistevano in molte culture europee fin dall’antichità. Già nel 423 a.C., il commediografo greco Aristofane menzionava insaccati a base di frattaglie che potrebbero essere considerati antenati dell’haggis.
L’idea di utilizzare lo stomaco di un animale come contenitore per cuocere un ripieno di carne e cereali è una tecnica culinaria che si ritrova in numerose tradizioni gastronomiche, dalla cucina romana a quella vichinga.
Ciò che è certo è che l’haggis trovò nelle Highlands scozzesi il terreno ideale per radicarsi e diventare un elemento centrale della cultura gastronomica locale. Le prime menzioni scritte dell’haggis in Scozia risalgono al XV secolo, ma il piatto era probabilmente già diffuso da tempo.
Diverse teorie spiegano perché l’haggis sia diventato così popolare in Scozia:
Durante la nostra visita al Scottish Food Museum a Edimburgo, un curatore ci ha raccontato come l’haggis fosse in realtà un piatto comune in molte parti della Gran Bretagna fino al XVIII secolo, ma che sia sopravvissuto principalmente in Scozia, dove è diventato un simbolo di identità nazionale.
Nessuna discussione sull’haggis sarebbe completa senza menzionare Robert Burns, il poeta nazionale scozzese che ha contribuito in modo decisivo a elevare questo umile piatto a simbolo culturale.
Nel 1786, Burns scrisse l’ode “Address to a Haggis” (Indirizzo a un Haggis), un poema che celebra le virtù di questo piatto tradizionale, descrivendolo come “grande chieftain o’ the puddin’-race” (grande condottiero della stirpe dei pudding).
Il poema di Burns, scritto nel dialetto scozzese, esalta l’haggis come simbolo dell’onesta semplicità della vita scozzese, in contrapposizione alle elaborate pretese della cucina francese, allora in voga tra le classi elevate britanniche.
Questa ode viene recitata durante i Burns Supper, cene celebrative che si tengono il 25 gennaio di ogni anno (data di nascita del poeta) in tutto il mondo dove ci siano comunità scozzesi. Durante queste cene, l’haggis viene portato in tavola cerimoniosamente, preceduto da un suonatore di cornamusa, e il poema viene recitato prima di tagliare e servire il piatto.
L’haggis tradizionale viene tipicamente servito con “neeps and tatties” (rape e patate), entrambe bollite e schiacciate, e con una salsa a base di whisky. Questo trio di sapori – la ricchezza speziata dell’haggis, la dolcezza delle rape e la consistenza cremosa delle patate – crea un equilibrio perfetto che rappresenta l’essenza della cucina scozzese.
La bevanda tradizionale per accompagnare l’haggis è indubbiamente il whisky, preferibilmente un single malt delle Highland o di Islay, il cui carattere affumicato e complesso si sposa perfettamente con i sapori intensi del piatto.
Se state pianificando un viaggio in Scozia e volete assaggiare l’autentico haggis, ecco alcuni consigli basati sulla nostra esperienza:
Durante il vostro soggiorno, vi consigliamo anche di visitare una delle macellerie artigianali che producono haggis, come Macsween a Edimburgo o Stornoway Black Pudding Company sull’isola di Lewis, dove potrete scoprire i segreti della preparazione e magari acquistare un haggis da portare a casa (verificando prima le normative doganali del vostro paese).
L’haggis contemporaneo esiste in molte varianti, alcune più fedeli alla ricetta tradizionale, altre decisamente innovative. Negli ultimi anni, il piatto nazionale scozzese ha conosciuto una vera e propria rinascita, con chef stellati che propongono interpretazioni raffinate e produttori artigianali che ne esplorano nuove possibilità.
Nell’isola di Skye esiste anche un’interpretazione marina dell’haggis, servito con un contorno di alghe locali e accompagnato da un whisky dell’isola, il Talisker, noto per le sue note salmastre che richiamano il mare che circonda l’isola.
Un aspetto curioso riguarda le restrizioni all’esportazione dell’haggis tradizionale. Dal 1971, gli Stati Uniti hanno vietato l’importazione di prodotti contenenti polmoni di ovini, rendendo impossibile commercializzare l’haggis autentico nel mercato americano. I produttori hanno quindi sviluppato versioni alternative che omettono questo ingrediente.
Anche in altri paesi esistono restrizioni simili, il che ha portato alla creazione di versioni “da esportazione” con ricette leggermente modificate per conformarsi alle normative locali.
La preparazione dell’haggis tradizionale è un processo laborioso che richiede tempo, abilità e una certa dose di coraggio culinario. Ecco come viene realizzato secondo la ricetta classica:
Per un haggis tradizionale servono:
Durante il nostro tour gastronomico a Edimburgo, abbiamo visitato una piccola macelleria artigianale dove il macellaio, terza generazione di produttori di haggis, ci ha mostrato con orgoglio il processo di preparazione, sottolineando come ogni famiglia abbia le proprie piccole variazioni nella ricetta, specialmente per quanto riguarda il mix di spezie utilizzato.
Al di là del suo ruolo culinario, l’haggis occupa un posto speciale nella cultura popolare scozzese e nelle rappresentazioni (spesso umoristiche) della Scozia all’estero.
Una delle leggende più divertenti racconta dell’haggis selvatico (wild haggis), una creatura immaginaria che vivrebbe sulle colline scozzesi. Secondo questa burla, l’haggis sarebbe un piccolo animale con le zampe più corte da un lato rispetto all’altro, adattamento che gli permetterebbe di correre agevolmente intorno alle ripide colline scozzesi (ma sempre nella stessa direzione).
Questa leggenda scherzosa viene spesso raccontata ai turisti più creduloni, e ha dato vita a vari souvenir e cartoline umoristiche. Durante il nostro tour in Scozia, la nostra guida ci ha raccontato con faccia seria di aver avvistato un esemplare selvatico quella stessa mattina, mantenendo lo scherzo per l’intero viaggio.
L’haggis è protagonista di vari eventi folcloristici, tra cui:
Uno degli eventi più bizzarri a cui abbiamo assistito è stata una corsa in cui i partecipanti dovevano trasportare un haggis su un percorso ad ostacoli, facendo attenzione a non danneggiarlo troppo prima dell’arrivo, dove veniva giudicato sia per il tempo di percorrenza che per l’integrità dell’haggis.